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Le origini del dolce di San Michele

di Luciano Facchini

I panificatori del centro di Bagnacavallo si trovano alla fine degli anni ’80 per decidere di dar vita ad un dolce da presentare in occasione della annuale Festa di san Michele. Come fare, come non fare, nasce l’idea di dar vita ad una sorta di concorso: ognuno sottoporrà agli altri due ricette di propria elaborazione e la ricetta che riscuoterà il maggior consenso sarà quella del nuovo dolce da realizzare.
E’ facile indovinare che la ricetta che vinse la competizione è quella del dolce di San Michele.
La ricetta, che ognuno custodisce gelosamente, è “segreta” quanto a modalità di preparazione, non certo per gli ingredienti: una legge stabilisce infatti l’obbligo di rendere nota la composizione alla clientela, e l’elenco degli ingredienti è regolarmente presente in ognuno dei negozi di vendita.
“Si tratta – dice Renzo Montanari della Pasticceria dei Portici di via Garibaldi – di una preparazione lunga, articolata e laboriosa, che comporta quasi due giorni interi per arrivare al prodotto in vendita durante il periodo della Festa di San Michele, con la sua bontà e particolare consistenza; il costo del prodotto è legato proprio a questo fattore”.
“Contrariamente a quanto qualcuno pensa – aggiunge Maurizio Vanigli del Forno Vanigli di via Matteotti – il dolce di san Michele è una elaborazione originale, e anche se presenta qualche affinità con una torta definita “Marchesana” contenuta in un ricettario del 1500 è una assonanza del tutto accidentale: il dolce di san Michele è nato con il concorso di ricette fra di noi”.
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“Contrariamente a quanto qualcuno pensa – aggiunge Maurizio Vanigli del Forno Vanigli di via Matteotti – il dolce di san Michele è una elaborazione originale, e anche se presenta qualche affinità con una torta definita “Marchesana” contenuta in un ricettario del 1500 è una assonanza del tutto accidentale: il dolce di san Michele è nato con il concorso di ricette fra di noi”.
“La laboriosità della preparazione – prosegue Gloria Rambelli del Forno Gloria di via Borgo XXI Dicembre – giustifica anche il perché il dolce di san Michele viene preparato solo in occasione della Festa: l’allestimento del laboratorio per la preparazione del dolce rende molto difficile la contestuale preparazione dei prodotti da forno della produzione ordinaria; e solo occasionalmente, per clienti che ne richiedono una fornitura significativa per una particolare ricorrenza, deroghiamo a questa regola”.

“Pensiamo importante – concludono i panificatori – far conoscere questa vicenda, che è la vera storia con cui nasce il dolce di San Michele che realizziamo nelle nostre attività, perché al giorno d’oggi le persone non sono solo interessate al prodotto ma anche al modo in cui questo ha avuto origine; e non importa chi sia stato ad avere l’idea della ricetta: questo non lo riveleremo mai!”.
Questa è la storia ufficiale, ma…….

E se la “Torta Marchesana” che si trova nel Libro novo invece, in modi misteriosi, si fosse tramandata con qualche modifica nel tempo e avvicinata inconsapevolmente alla conoscenza dell’ignoto panificatore bagnacavallese autore della ricetta del dolce di San Michele?

Ognuno ha la possibilità di sperimentare la ricetta di Cristoforo Messisbugo e fare le sue valutazioni assaggiando poi il dolce di San Michele preparato dai panificatori bagnacavallesi.

E d’altronde la ricetta di una “Torta Marchesana” si ritrova anche in un manoscritto del 1400 denominato “Pseudo Savonarola” custodito alla biblioteca Ariostea di Ferrara; molto simile ma già un po’ diversa dalla Torta Marchesana del Libro novo.

Che sia successa la stessa cosa a suo tempo a Cristoforo Messisbugo?